L'ape mellifera è la società animale più studiata e ammirata. È di tipo matriarcale, monoginica e pluriannuale, formata da tre caste, tutte alate.

In un alveare, vive una regina che genera la famiglia perché l’unica fertile, numerose operaie, (femmine sterili) destinate al lavoro e alla difesa e in primavera alcuni maschi (chiamati fuchi ), destinati alla riproduzione e alla regolazione termica. La specie è polimorfica perché le tre caste hanno conformazioni morfologiche diverse tra loro.

L’ape regina è straordinariamente prolifica, ha il ruolo di deporre uova e tramite feromoni, di assicurare la coesione della colonia, si sviluppa a partire da un uovo fecondato come le operaie, ma a differenza di loro, continua a nutrirsi anche dopo il terzo giorno e per tutta la vita di “pappa reale”, sviluppando la capacità di deporre uova e secernere feromoni.

La regina è più grande delle operaie e dei fuchi e provvista di pungiglione, che usa quasi esclusivamente per uccidere le altre regine pronte allo sfarfallamento (uscita dalla cella dopo lo stadio larvale) dopo di lei. A differenza delle operaie, essa è priva degli organi in grado raccogliere polline produrre miele e cera. Può vivere fino 4 o 5 anni in base alla sua attività riproduttiva e ha un metabolismo più elevato di quello delle operaie.

I fuchi hanno l’importante compito di fecondare le regine vergini e sono più grandi delle operaie ma più piccoli della regina; hanno la ligula (lingua) molto più corta di quella delle operaie, e non sono capaci di succhiare il nettare dai fiori. Sono privi di pungiglione e anche loro sono privi degli organi in grado raccogliere polline produrre miele e cera.

I fuchi, hanno il sottovalutato compito di mantenere la temperatura, contraggono ritmicamente i muscoli alari pere innalzarla e ventilano con le ali per abbassarla.

Le api operaie costituiscono una casta monomorfa e omogenetica, che si occupa delle varie attività sociali in base all’età, a causa dello sviluppo e della regressione delle loro ghiandole esocrine. La vita media di un'operaia è intorno ai 45 giorni in estate e più lunga in autunno perché destinata allo svernamento.

Mentre regina è dotata tra i 150 e i 180 ovarioli (ovarie degli insetti) e di una spermateca (organo per conservare lo sperma) ed è identificabile, per l'addome voluminoso, le operaie sono dotate tra i 2 ai 12 ovarioli e di una spermateca abbozzata. Presentano caratteri morfologici e fisiologici, indotti o inibiti dalla regina mediante l'azione di feromoni, mentre altri caratteri fisiologici si sviluppano in base all’alimentazione ricevuta nello stadio larvale, secondo i meccanismi oggi noti dell'epigenetica.
Le operaie si rivelano capaci di prestazioni straordinarie, come la possibilità di trasmettere informazioni con una sorta di danza e svolgere compiti diversi che si evolvono in successione a seconda dell'età.

Il primo compito della giovane operaia che sfarfalla è quello di ripulire e levigare le celle esagonali, nelle quali la regina, depone incessantemente le uova (da 100 a 3000 al giorno).

Successivamente diventa capace di produrre la “pappa reale” (per lo sviluppo delle ghiandole sopracerebrali), e si occupa di alimentare le larve.

Dopo la seconda settimana, non è più in grado di produrre l’alimento, ma sviluppa la capacità di produrre cera (a causa della regressione delle ghiandole sopracerebrali e allo sviluppo delle ghiandole cerigene), passando a costruire favi.

Dopo questo periodo è destinata all'esterno dell'alveare, con il primo compito di guardiana, poi per l'importante compito di bottinatrice (raccoglitrice di nettare, polline, propoli e acqua ecc...). Sviluppando la capacità di trasmettere accurate informazioni sulla esatta ubicazione di una sorgente di cibo ed altro, comunicando i dati di posizioni angolari relative, tra l’alveare e il sole. Inoltre tramite la luce polarizzata è in grado di individuare la posizione del sole, anche se questo è nascosto da nuvole.

Poco dopo il trentesimo giorno di vita assume mansioni casalinghe (mantenimento del nido, pulizia e difesa, etc.) e alla fine si allontana dalla comunità e muore lontano da essa per non contaminare l'alveare col suo cadavere.